Nella sala personale della XXXIV Biennale di Venezia (1968)

 

Luca Massimo Barbero (1989)

"Sperimentare nuovi segni per l' artista non corrisponde a voler trovare una "chiave" o una risoluzione da ripetere poi all' infinito, nell' opera nulla dipende da una visione aprioristica, bensì da un ritmo innato del segno che si distribuisce sulla superficie, in quello che si potrebbe definire un "esatto ordine istintuale". L' ordine deriva dal metodo che Deluigi segue per ogni sua opera, e che, pur non variando tecnicamente conduce a risultati sempre differenti."