Nella sala personale della XXXIV Biennale di Venezia (1968)

 

Paolo Fossati

"Quella di Deluigi non è solo la pittura di un personaggio complesso. Docente e artista, progettista e organizzatore, amico di architetti e di pittori, di artisti e musicisti, da Scarpa Ambrosini o Morucchio a tutti quanti in Venezia abbiano accese attenzioni laboriose, ci appare di una singolare tensione morale, religiosa, come colpito da una forte volontà di indagine e di dubbio, che forse sfugge a chi lo incontra di superficie, ma che impronta e ne segna la pittura. A cui Deluigi sembra chiedere ben di più di un risultato convincente o di un prodotto momentaneamente soddisfatto. Sarà che a lui, portato a studi musicali, la pittura appare come un dovere cui assoggettarsi e con cui lavorare, fosse o non fosse la sua ragione ultima. Di modo che il rovello che lo dispone a servirsi della pittura per esprimere tensioni maggiori non è poco."